Ogni prima domenica del mese è una giornata di festa, i musei che aderiscono crescono. Spero che aderiranno anche i musei privati, per far diventare davvero questa iniziativa una formidabile occasione di legame fra musei e il territorio” racconta, da fonte Ansa, il ministro Franceschini.

Da meno di un anno, ogni prima domenica del mese, il museo, tempio sacro delle opere d’arte, viene aperto gratuitamente al pubblico, in linea e in continuità con l’idea, già messa in pratica da qualche anno, di farlo entrare nel calderone dell’eventificio.

Una sorta di festa del museo, insomma, dove accorrono folle di adulti, anziani e bambini, spinti dalla magica parola gratuità! File all’esterno e ressa all’interno, in quel giorno, vedono il luogo dell’arte spegnere la sua aura, per subire la metamorfosi del non-luogo, in preda all’evento. Perché l’evento, signori miei, diviene il tutto: luogo, padrone di casa, ospite, attore passivo dell’ idea di una commedia fagocitante, venditore ambulante di “arte come gioco”, dove arte e gioco però son svuotati di senso e donati come oggetti distraenti di una scatola a sorpresa, per il piacere dell’evasione.

E, basta attenderli, all’uscita del museo, questi visitatori  della gratuità, per vederne i visi grigi e stanchi, da cui traspare tutto l’amaro in bocca per la delusione. L’antica fame del sapere-sapore sostituita nei loro animi, vigili a tener ben aperta la porta salvifica dell’ingordigia per l’evento successivo programmato.

Museo d'arte contemporanea Aurelio De Felice

Mi direte, ma cosa c’è di male in tutto questo? Finalmente il museo si apre per le tasche di tutti! Nulla, non ci sarebbe nulla di male se non fosse che questo succede in un solo giorno al mese e vanta solo del successo del “numero” di coloro che vi giungono a caccia di sensazioni! E se invece fossero lasciati liberi di entrare gratuitamente o per una tariffa minima,  in qualsiasi giorno lo desiderino? Cosa succederebbe?

Perché l’arte, amici miei, è cosa esigente. Dell’essere umano ama la natura desiderante ed i suoi sensi, ma non lo invita ad una festa. Al contrario, lo chiama alla partecipazione, inducendolo a ciò che egli più paventa: la solitudine e la conseguente sensazione del vuoto. “L’arte è specchio”, racconta l’artista spagnolo Bernardi Roig. E come ogni specchio, essa evoca,  affinché stridano le corde emotive dello specchiante. E per lui essa si mette a nudo, confidandosi. Tuttavia, mai totalmente. E allora dubbi, domande e quesiti si impadroniscono della mente del nostro esploratore, lo accompagnano fuori dal museo e in lui decidono di risiedere fino al giungere della risposta, quella esaustiva, a placare l’animo suo per qualche istante… fino al risveglio di un nuovo desiderio di esplorazione.

Un visitatore solo dinanzi alcune opere d'arte

Colto o neofita che sia, l’esploratore d’arte, soprattutto contemporanea, una volta puntati gli occhi sull’opera, è posto al confronto. E il confronto scuote e provoca imbarazzo, rottura e confusione e… interdizione per mancanza di comprensione. E non pensiate per favore che non fu la stessa cosa per i contemporanei del Michelangelo sistino, o del Caravaggio “assassino” o ancora del Pollock invaso dal delirio!

Lo abbiamo ben in vista il nostro frequentatore dell’arte contemporanea, dal panico sopraffatto di fronte all’opera, con gli  occhi puntati su di essa e già smarriti nell’ansia dell’incomprensione. Lo seguiamo mentre inforca frettolosamente gli occhiali e, distogliendo bruscamente lo sguardo dalla stessa, avvicinarsi alla targhetta accanto, alla ricerca del titolo o di una didascalia. Che queste lo salvino, o mio Dio, dalla minaccia della morte della mente sua, ostinata a non capire!

E nel caso in cui neanche titolo o didascalia lo aiutassero?. A quel punto, le scelte sono due: prendere coraggio e avventurarsi nel proprio mondo dell’intuizione oppure…ahimé, cercarne la fuga. Tuttavia un’altra possibile via d’uscita resta, ma questa volta é preventiva: evitare di ritrovarsi da soli davanti all’opera! E come? Affidandosi alla visita guidata di un “adeguato” affabulatore, il cui tono di voce sia pacato e accomodante, ma pur sempre ridondante. A meno che… a sorpresa del nostro esploratore… le parole dell’ affabulatore non si facciano segniche e dunque esse stesse riecheggianti la rottura, quella stessa rottura a cui l’opera da sola lo avrebbe confinato.  Senza bisogno di elenchi di stili e date e concetti storici e impressioni… o ancora di più, di altrui algide interpretazioni.

Visita gioco - Anna Bruno che illustra un opera durante una visita gioco

La cultura artistica, signori miei, è prima di tutto curiosità, scoperta,stupore e meraviglia e pure… udite, udite… disposizione alla rottura, al cambiamento interiore e di mentalità. E’ processo di liberazione. Il resto è accumulo di nozioni, null’altro. E l’eventificio non assicura neanche quello! Semmai solo accumulo di presenze fisiche al museo in nome dell’evasione.

Ma l’arte non è evasione, di natura sua! L’artista e la sua opera svelano la Luce, per chi davvero ha voglia di vederla e di trovare il coraggio di perseguirla. E a biglietto gratuito o meno, l’artista, come i bambini, pretende che davanti all’opera sua, ci si lasci scalfire l’animo e avvolgere dalle emozioni.

Proviamo allora ad abbandonare le difese nel varcare la soglia di un museo, e ancor di più se contemporaneo. E piuttosto che pensare all’evento o alla gratuità, scegliamo un’opera per restarle davanti, aspettando di aprire con essa il dialogo, se non la sintonia. Senza orologio, né assillo di non riuscire, in quelle poche ore, a vedere tutto ciò che, in quel museo, attende e si mostra vanitoso. E semmai poi, chiediamo al Ministro di competenza la gratuità perenne o la riduzione, almeno per i residenti! Perché la cultura sia diritto e non stortura!

 

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