Scrivere di Arte ed Educazione all’Arte, di Miti e Fiabe, giardini e Natura, è acquisire ogni volta ulteriori pezzetti di universale Bellezza!
Il Blog di Anna Bruno
La recensione della rivista online LA PRESENZA DI ÈRATO del testo Anima Persa Anima Ritrovata di Anna Bruno. Articolo di Luciano Nota
- 08/10/2020
- Pubblicato da: Anna Bruno
- Categoria: recensioni
Anna Bruno Anima Persa Anima ritrovata – periegesi all’interno dei giardini vaticani, Palombi Editore -2017
di Luciano Nota /Maggio 30, 2017/
Il giardino da sempre è stato concepito come luogo di pace, piacere, serenità. Famosissimi sin dall’antichità furono i giardini di Ninive e di Babilonia, una delle meraviglie del mondo, sospesi su enormi terrazze artificiali. I giardini dell’antica Grecia traggono da quello persiano la struttura geometrica, ed erano di tre tipi: giardini privati, giardini sacri e giardini che si trasformassero in ricovero adatto allo studio e alla riflessione filosofica, come il kepos di Epicuro. I giardini dell’antica Roma, sia quelli sacri, sia quelli a carattere pubblico e privato, erano complessi e ornati di statue, porticati, bacini, tempietti, aiuole. Nel Medioevo il giardino si rinchiude entro i recinti dei chiostri o nelle cinte fortificate dei castelli. E’ nell’ambiente d’avanguardia della Firenze quattrocentesca che si formarono giardini di nuovo tipo con sequenze prospettiche e interesse per il paesaggio circostante.
La vegetazione era ispirata all’arte classica: i vasi, le statue, i sedili marmorei, i labirinti d’arbusti. Questi elementi introducono nei giardini forme artificiali e sovrappongono l’arte dell’uomo all’opera della natura. Le soluzioni proposte da L. B. Alberti nel De re aedificatoria, divennero con il tempo luoghi comuni: l’anfiteatro davanti alla villa, gli ornamenti di statue, le grotte ornate di conchiglie, le piante disposte secondo disegni geometrici. I lineamenti di quel tipo di giardini, che sarà poi detto “italiano”, furono tracciati da Bramante nei giardini vaticani e da Raffaello nel giardino di villa Madama. Al Vaticano, Bramante, fin dal 1503, propone di sistemare tutta la collina per legare al Belvedere di Innocenzo VIII la basilica e il palazzo pontificio. Paolo III fece sistemare un nuovo giardino racchiuso da un alto muro che prese il nome di “giardino segreto”. Pio IV che prese il nome di Villa Pia, oggi sede della Pontificia Accademia delle Scienze istituita da Pio XI con motu proprio 28-X-1936, sulla base della precedente Accademia delle scienze dei Nuovi Lincei. Davanti alla villa fu realizzato un giardino con viali e aiuole geometriche. Dalla fine del Cinquecento ad oggi la struttura dei giardini è rimasta più o meno la stessa. È importante ricordare all’interno dei giardini vaticani la presenza dei resti delle antiche Mura leonine (847-849) volute da Leone IV per contrastare la minaccia dei saraceni. È proprio nei giardini vaticani che Anna Bruno con questo nuovo libro ci trascina, si immerge e ci immerge nella storia e nella simbologia del verde. Nell’abstract l’autrice scrive:
“E tra un giardino e l’altro le soglie sono passaggi definitivi per nuovi ambiti del proprio sé, sono la libertà di scegliere. “E i secoli la soccorrono – racconta Giovanni Sapia, scrittore, storico e filologo nella prefazione al testo – con il loro corredo di immaginazione, di pensiero, di poesia: i culti e miti di Grecia e di Roma, i colori misteriosi dell’estremo oriente, il Vecchio e il Nuovo Testamento, testi indù e persiani, memorie mesopotamiche e Corano, poesia classica e moderna, da Virgilio delle <> a Ovidio delle <> a Dante, a Shakespeare ai modernissimi. L’autrice, a cui non sfuggono vibrazioni e sfumature, è tutt’intesa a cogliere i significati profondi, quelli in cui i popoli, nella loro infanzia, hanno tradotto il bisogno del divino attraverso simboli, metafore, favole, istituendo con essi la religione”
E poi gli incontri con i giardinieri, che compaiono in “voce off”, ora come precettore, ora come poeta, ora come tecnico e ora come ortolano, tutti con il loro nutrimento da offrire. E l’anima, dell’autrice quanto del suo lettore, di volta in volta ingerisce e assimila e, a mano a mano che risale il giardino, essa discende fino al punto più profondo del sé. E intanto il giardino si riveste delle sue essenze, ecletticamente, così come lo avevano progettato i suoi ultimi ideatori: Pio XI (1922-1939), il papa dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) e il suo architetto, Giuseppe Momo. Tuttavia, lo fa in chiave contemporanea rivisitato, pittoricamente quanto filosoficamente, dall’autrice, guida ufficiale vaticana dal 2006 e da Luciano Cecchetti fino al 2014 responsabile e giardiniere lui stesso dei Giardini Vaticani e delle ville Pontificie. Come è giusto che sia, perché la creatività e la fantasia continuino il loro corso!
Papa Pio XI e Giuseppe Momo, lombardo il primo e torinese il secondo, entrambi a conoscenza del percorso devozionale dei Sacri Monti, non potevano non tenerne conto e non sentirne l’influenza e ricrearne la familiarità nel verde del luogo vaticano, fatto di scarpate e improvvise aperture, zone boschive e alture panoramiche, morbide discese e verdi conche in cui con sorpresa e meraviglia far sorridere i fiori che ancora, ecletticamente, sarebbero dovuti spuntare scherzosi e, a tratti, abbaglianti a simboleggiare il risorgere della vita.
La seconda soglia è la soglia della salvezza, la ripresa dopo la perdita, e consente al’autrice e al suo lettore di entrare nel giardino alla francese i cui viali confluiscono fino alla copia della grotta di Lourde, punto focale del giardino, ma dove madonne e piante bibliche, orto, fiori e giardino delle rose compiono il loro dovere di maestri della vita ancora una volta insieme ai giardinieri. Qui il giardino risveglia l’anima alla gioia e alla forza dell’adolescenza. Giardini che rivestono nell’immaginazione e che a mano a mano come nude tele si offrono al ricamo e alla pittura, come fa il giardino delle rose, o ancora si ricreano ex novo e si battezzano da sé come il giardino del Cantico dei Cantici e quello della Contemplazione e infine quello della Pace.
Lasciato il giardino alla francese e salutata la Santa Teresa di Liesieux con cui l’autrice e lettore s’attardano sul concetto di santità, gli stessi entrano nella terza e lunga tappa del giardino all’italiana, dove l’autrice si intrattiene con gli stili che si susseguono, con la storia, e la parte cittadina del verde vaticano, ma anche col concluso giardino del camposanto teutonico ed il giardino giapponese in fieri. E non solo. Anche il racconto della mitica Casino Pio IV – oggi Accademie delle Scienze in Vaticano – che si svolge come momento salvifico per l’anima, e procedendo dal non più esistente Giardino dei Semplici si immerge nelle acque della fontana, come faceva l’antico viandante nella fonte Egeria dedicata alla dea Artemide, prima di poter accedere alla sospensione tesa tra l’Olimpo ed il Parnaso degli dèi, e infine entra nella sfera dell’unico Dio che si fa trino tra le storie bibliche raccontate nei dipinti all’interno. Passaggi obbligati per il viandante che passa dalla purificazione del corpo e quella dell’anima, dalle tenebre alla luce, attraverso la morte alla vita.
Qui di seguito il link dell’articolo di Luciano Nota