Scrivere di Arte ed Educazione all’Arte, di Miti e Fiabe, giardini e Natura, è acquisire ogni volta ulteriori pezzetti di universale Bellezza!
Il Blog di Anna Bruno
Antonio Presti e Fiumara d’Arte: chiamati ancora alla RESISTENZA e/o al CAMBIAMENTO?
- 19/08/2023
- Pubblicato da: Anna Bruno
- Categoria: arte educazione all'arte
Era maggio 2018, e in quel periodo scrivevo il mio testo sull’educazione all’arte nei musei (https://www.periegeta.it/pubblicazioni/). Nel tentativo di andare oltre quell’idea-gabbia di un museo contenitore di un’arte da conservare – pur essendo già sulla via della sua trasformazione in un non-luogo da consumare – cercavo luoghi dell’abbondanza artistica dove poter sentire energia vitale per la mia anima in cammino ed in ricerca. E in questo mio vagabondare, un giorno qualcuno mi raccontò dell’artista e mecenate siciliano Antonio Presti, vantandone le lodi. Mi incuriosì così tanto che, di ritorno a casa, cercai voracemente quanto più possibile su di lui e sulla sua inusuale realtà artistica, Fiumara d’Arte (http://www.ateliersulmare.com/it/), un museo di sculture a cielo aperto che aveva preso il suo via negli anni ‘80 e che da Castel di Tusa, raggiungeva il suo capoluogo di provincia, Messina, aprendosi al mondo intero per proiettarsi nel futuro. Un luogo dedicato all’Arte contemporanea, da dover raggiungere mettendosi in viaggio, fisico e metaforico, perché ci si alimenti di desiderio, immaginazione e conoscenze, già prima di arrivare. Perché Fiumara d’Arte non è un qualsiasi museo della conservazione, tanto meno un museo disposto a negoziare per la sua commercializzazione, ma che definirei piuttosto tempio dell’evocazione, del richiamo di antichi echi ed archetipi, attraverso segni, forme e colori: un complesso di percorsi iniziatici rievocante l’antico Tempio delle Muse di greca memoria, ispirazione continua per artisti e liberi pensatori, cercatori della propria e dell’altrui anima, quella personale quanto collettiva, di un’anima universale. Non un museo dell’istruzione e neanche dell’educazione, quanto piuttosto del richiamo del sé più profondo, nella convinzione, inamovibile eppure flessibile, del suo ideatore che ognuno debba vivere Fiumara secondo i bisogni della propria anima. Perché Fiumara non conduce, piuttosto Fiumara induce a ritrovare se stessi e i propri profumi interiori, talenti e potenzialità, il proprio sentire e libero pensiero. Piuttosto Fiumara è incontro di anime, con la propria e con l’altrui anima, con l’anima degli artisti che hanno contribuito a realizzarla.
Contattai Presti che, senza esitazione, mi invitò all’Atelier sul Mare! Ci accordammo e accompagnata dal mio piccolo yorkshire – ritrovato abbandonato in una delle tante discariche di questa ricca e antica terra solo qualche mese prima – presi un aereo da Roma per Palermo e da lì raggiunsi Castel di Tusa in treno.
Al mio arrivo, mi fu assegnata una prima piccola stanza dai mille colori, con opere di artisti vari. Lo scorcio che si godeva dal balconcino sugli scogli, decisamente un’opera d’arte non realizzata da mano umana, mi sciolse completamente. Anche il piccolo Billy sembrava a suo agio nella sua terra natale.
In attesa di incontrare Presti – a Catania a concepire l’opera summa di Lubrino – restai lì qualche giorno tra passeggiate solitarie, contatto fisico con gli scogli, olfattivo col mare, e viaggi interiori in alcune delle tante stanze d’albergo, a caccia di nuove visioni. Perché l’Atelier sul Mare non smentisce l’intero complesso museale di Fiumara e ogni stanza è un’opera in sé, concepita e realizzata da artisti di fama, a livello nazionale e internazionale, come viaticum ( https://www.periegeta.it/2020/11/viaticum-il-viaggio-interiore/) a partire da un contesto familiare all’artista, per innalzarsi a sapere universale, per chiunque scelga di intraprenderlo consapevolmente.
Certo, non posso negare che per me sarebbe valsa la pena di restare in ogni stanza per il tempo necessario affinché ogni viaggio avesse potuto illuminarmi su mie residue catene da spezzare e rendermi consapevole di ulteriori e inutili miei fardelli da rimuovere. In ogni caso, nonostante il poco tempo a disposizione, varcate le soglie di alcune stanze, cercai in ognuna di esse il mio angolo più solitario con cui entrare in sinergia, e da lì osservare a distanza e attendere che l’opera-stanza mi si rivelasse in tutta la sua bellezza, estetica e interiore, per andare definitivamente incontro alla mia. E ogni volta mi si apriva un mondo, un pezzetto di universo, per un mio nuovo nutrimento. Persino i sanitari erano stati coinvolti a concorrere allo scopo, spiazzando la tradizione e il “buon costume”, l’ovvietà del vivere quotidiano al fine di riportare fisicità e spirito ad un livello di confronto e non di scontro, perché non è nella linearità che si produce il cambiamento, ma nello sconvolgimento di visioni stereotipate, ritenute le sole giuste perché sentenziate come ufficiali, in cui ormai la materia, assunta come utile e indiscutibile, non ha nient’altro da dire. Così spostare la materia dal suo contesto ritenuto ufficialmente “giusto” le ridona dignità e fa parlare lo spirito che la sottende. Perché lo spirito non esiste senza la materia e la materia è mezzo perché lo spirito si riveli. E lo spirito si rivela solo a chi è consapevolmente pronto, e si è pronti solo quando il desiderio di bellezza ha preso ormai il sopravvento sulla paura, ridimensionandola. Perché non è possibile vedere bellezza senza percepirne lo spirito, e Spirito e Bellezza necessitano entrambi dell’illuminazione per potersi rivelare. Si passa così dal momento dell’afflizione per la presa di coscienza, al momento dell’accettazione per poi passare al ridimensionamento dell’Ego, perché Spirito e Bellezza vengano alla ribalta: “Beati gli afflitti perché saranno consolati” (Mt 5, 3-12) dove per afflizione si intende il momento di dolore che la visione comporta, momento da superare, per poter vedere Bellezza. È il momento della gratificazione, ma anche della fatica, preludio al cambiamento. È l’inizio della via verso la liberazione per giungere a toccare il divino che è in sé.
È tutto questo Fiumara d’Arte: complessa e leggera, arguta e duttile, è eversiva, è materia libera dalle costrizioni del “tutti i musei sono (o fanno) così”…a cominciare dal suo punto di partenza: l’Atelier sul Mare, luogo e momento importante per quello stadio di consapevolezza che precede la soglia (Monumento per un poeta morto, o finestra sul mare, Italo Lanfredini, 1990), la Piramide (Piramide 38° parallelo, Mauro Staccioli, 2010) e il labirinto (Il labirinto di Arianna, Pietro Consagra, 1986). E altro e altro ancora…
Di una stanza dell’Atelier in particolare posso attardarmi a raccontare perché la vissi un po’ più a lungo, quando mi fu richiesto di cambiare stanza per un paio di notti. Supina, nel bel mezzo di un isolotto-letto al centro della stanza, opera Su barca di carta m’imbarco (1993) dell’artista Maria Lai – sarda di provenienza – a rappresentare poco importa se la Sicilia o la Sardegna, cercai con tutta me stessa l’abbandono senza riserve a quello spazio cosmico per potermi sentire come tornata nel ventre materno, dove l’acqua e dunque tutte le mie emozioni ben presto mi avvolsero completamente. E dalla sensazione di paura passai ad una sensazione di quiete e all’appagamento interiore… e in pochi istanti. Al di sopra, il tetto era una lastra di vetro, la superficie marina e tutto intorno era il blu-nero della terra e del cielo, quest’ultimo illuminato dalle costellazioni che si specchiavano nel copriletto e nel mio corpo al di sopra. E le stelle e il sole che spuntavano dalle pareti si intersecavano in un fluido intreccio di fili metallici per illuminare il mio caos interiore e il caos è l’origine di tutte le cose. Non avvertii pesantezza però. Quel caos non mi causò spavento. Anzi. Senza accorgermene sentii la stessa leggerezza che normalmente avvertivo quando da bambina, distesa sul lettino posto sotto una grande finestra spalancata, in una calda sera d’estate, lasciavo che i miei occhi fossero rapiti dall’intensità del cielo calabrese puntellato da grandi e piccole stelle in un numero infinito. E pian piano la mia immaginazione mi trascinava via insieme alla mia inseparabile chitarra, su un tappeto volante, perché io esperissi la leggerezza del mio essere… e così, sospesa tra cielo e terra – inconsapevolmente allora – mi avvertivo come particella dell’intero cosmo e indescrivibilmente felice. Si, anche nella stanza-opera d’arte di Maria Lai, concepita verso l’infinito dello spazio cosmico, sentii felicità. Anche se durò pochi istanti, poi tornai a sentirmi nuovamente minacciata…perché qualcosa di irrisolto albergava ancora dentro di me.
Il giorno dopo, la prima colazione preparata da Maria, le cui soffici parole giungevano come musica suadente alle mie orecchie, furono cura indiscussa per la mia anima inquieta. Esaurito il tempo conviviale, Presti portò tutti noi alla Piramide 38° parallelo di Staccioli, un’opera mozzafiato, il cui ingresso, d’un buio pesto, mi causò quella giusta sensazione di vuoto allo stomaco, non potendo controllare dove mettevo i piedi. E nel calpestare quel terreno corrugato, quel passaggio oscuro mi sembrò interminabile. Ma poi lo spiraglio di luce che, entrando dalla cima, fendeva al centro (al cuore) l’interno della Piramide, a cui giunsi lungo un percorso a spirale tracciato dalle pietre grezze, scelte non a caso. In cima punto finale del percorso, centro della piramide, alzai gli occhi verso la Luce che quasi m’ accecò. La reazione istantanea fu quella di sedermi su uno di questi grossi massi, che accarezzai, lasciando intanto la Luce accarezzare me. Cosa provai? Un senso di eternità…che mi cambiò vita e desideri.
https://www.youtube.com/watch?v=guz4ySYzikw (clicca qui a sinistra il Rito della Luce)
Da qualche giorno l’Atelier sul Mare ha chiuso i battenti. E ha chiuso per un ennesimo attacco a Fiumara d’Arte e al suo ideatore, Antonio Presti e alla sua lungimiranza poetica. Messo alle strette per alcune “incongruenze” non riconosciute come regole comuni, Presti ha deciso di chiudere il primo albergo-opera d’arte nel mondo. Questo per non tradire l’Arte. Nel maggio scorso, infatti, i Nas gli hanno imposto di mettere a norma quei famosi sanitari, pena la chiusura, già… e Presti ha deciso di resistere in nome dell’Arte. E non a torto, visto che l’opera d’arte supera ogni regola umana, ogni perbenismo, ogni visione storico-artistica e di “buon costume” per farsi letteratura dell’anima. La missione dell’Arte è di spiazzare e rompere gli schemi, anticipando il cambiamento, l’evoluzione sociale quanto personale. Per questo l’Arte non è mai uguale a se stessa e spesso, a primo acchito, si fa un pugno nello stomaco quando supera regole e confini prima che la gente comune riesca a farlo. Perché gli artisti, come i poeti e gli scrittori, partono da un disagio vissuto nel loro contesto, passato o presente, e al tempo stesso anticipano gli eventi futuri, i cambiamenti storici e sociali, essi vedono ed esperiscono l’oltre prima di chiunque altro e hanno la forza di spianare la strada per i più. Basti pensare a Duchamp e alla sua opera più famosa, Fontana, un orinatoio su cui la firma simbolica è R. Mutt, ventre materno, spazio infinito del cosmo. Un’opera il cui originale, datato 1917, non fu mai esposto e andò perso.
Eppure, basterebbe accettare che l’Arte è qualcosa di ingovernabile, come ingovernabile è il vento, che è mobile, sintesi dell’essenza, occhio proiettato nel futuro. Non è statica, né stanziale, l’arte, e come il vento spira e sparge semi e profumi per nuove nascite e nuovi modi di vedere e di sentire. E ogni tentativo di imbavagliarla prima o poi fallisce essendo sintesi di un evolvere naturale della vita. Si può decidere di confinarla in una caverna per un po’, ma non potrà restarci a lungo, perché, presto o tardi, in quella caverna le giungerà inaspettatamente una nuova lampada magica che l’artista saprà ancora strofinare nel punto giusto perché ne esca la Luce ad indicargli la via d’uscita. Impossibile è dunque arrestare la missione dell’Arte che è quella di svelare l’essenza e anticipare i cambiamenti futuri…
L’Atelier sul Mare è stato oggi costretto a chiudere i battenti? La sua manifestazione finisce qui? Forse sì e forse no. Quel che possiamo affermare con certezza è che Fiumara d’Arte tutta, insieme all’Atelier, è già manifestazione, già storia di cambiamento proiettata nel futuro.
Un grazie caloroso e sentito ad Antonio Presti e a Gianfranco Molino, per la loro capacità di RESISTENZA, che è già in sé bellezza universale…. nonostante la comprensibile sensazione di stanchezza che essa porta con sè….ma la Regina dei fiori insegna: la bella rosa muore per lasciare che i boccioli si schiudano e propongano nuova itinerante bellezza.
Nelle ultime ore è stata proposta una ricerca di soluzione da parte del Comune, ma Presti, stanco, sembra essere già oltre…
Seguiremo, vigili e col cuore, l’evoluzione degli eventi…